Dante Alighieri, a settecento anni dalla morte i libri che lo celebrano

674 1024 BW Traduzioni

A settecento anni dalla  morte, ricordiamo il sommo poeta

Cinque libri per celebrare e farsi ispirare da Dante Alighieri, a settecento anni dalla sua dipartita terrena. Spirito divulgativo, innanzitutto, abbinato all’autorevolezza delle fonti, degli studiosi e dei narratori chiamati in causa. Biografie stimolanti, la Commedia alla mercé del presente, il Poeta “questo sconosciuto”, il Poeta dato in dono ai più piccoli e sorgente di trame pirotecniche…


Dante” Alessandro Barbero (Laterza 2020).

Il genio creatore della Divina Commedia visto come uomo del suo tempo, testimone per illustrarne valori e contraddizioni. Alessandro Barbero scrive una biografia adottando, in egual misura, gli strumenti dello storiografo e del narratore. Dante Alighieri – la poliedricità di uno spirito inquieto – permette a Barbero di far emergere dettagli, accendere immagini simboliche, e le tracce lasciate dal sommo poeta gli consentono di illustrare un periodo storico seminale, di immergere il lettore nella quotidianità e nell’eccezionalità di un’esistenza piena, votata alla fulgida espressione di sé. Il materiale permette di esplorare sentimenti, contingenze, una gamma completa di aspirazioni e riflessioni sull’età a cavallo fra XIII e XIV secolo. Dante figlio di un usuario, di un possidente terriero caduto in disgrazia, Dante ragazzo ambizioso, alla ricerca di un riscatto sociale, che sogna di entrare a far parte dell’élite dei letterati, ma anche Dante nei labirinti dell’amore, fra spiritualità e pulsioni, Dante soldato e politico intransigente, perseguitato (scriverà la Divina Commedia durante le sue peregrinazioni in Italia, da esiliato) in nome dei suoi ideali.

Nel libro edito da Laterza si riconosce un’applicazione meticolosa sulle fonti, ma anche la capacità di far emergere dagli snodi storiografici una dinamica letteraria ricca e avvincente. Nondimeno, oltre agli aspetti documentali fanno capolino le zone d’ombra, i momenti nella vita di Dante che necessitano la formulazione di ipotesi, il dispiegarsi di una particolarità plausibile, e in questo percorso di acquisizione l’autore si propone come guida, stimolo per permettere al lettore di comporre un ritratto personale, unico, del sommo poeta. Rigore e capacità di creare interesse, plasmare varie conformazioni di lettura: “Dante” di Alessandro Barbero può essere definita un’opera accessibile, che adotta uno stile semplice, diretto, e che può essere letta come un romanzo, come pura espressione del piacere di raccontare. «Lo storico Alessandro Barbero ricostruisce la vita del poeta con un’istruttoria basata sulle testimonianze e sull’analisi dei documenti. Tra rigore e passione». Paolo Mauri, Robinson.

Dante Alighieri : superbo, ambizioso, sprezzante…” Paola Cantatore, Alessandro Vicenzi, illustrazioni di Marino Neri (Panini 2021).

Nella piccola stanza c’era solo la tremula luce di una candela a fargli compagnia. Prese la carta e il calamaio e si sedette. Aveva le dita gelate. Affilò la penna e la intinse nell’inchiostro. “Bene”, si disse, “cominciamo”.

Divulgazione, ma soprattutto la scelta di umanizzare una figura divenuta simbolo, categorizzata nell’empireo dei geni. Il volume illustrato edito da Panini, consigliato ai ragazzi con più di undici anni, offre l’opportunità di prendere confidenza con l’arte e la vita esemplare di Dante Alighieri, uomo capace di coniugare – con le sue opere fondamentali – spiritualità e fermento creativo.

Contraddizioni, dubbi, entusiasmi e frustrazioni: Marino Neri, illustratore e fumettista stimato a livello internazionale, dà vita a un Dante credibile, sfaccettato, sottolineando con il suo tratto intenso, dai forti contrasti, gli aspetti che generano il mito, il preludio all’immortalità. Forse è troppo oneroso definirla un’antibiografia, porla come contraltare all’ufficialità, ai tanto temuti e impomatati libri di scuola. La vita di Dante Alighieri è per certi versi un’opera letteraria essa stessa, e i suoi anni formativi, di apprendistato alle complicazioni del mondo, si rivelano al contempo specifici di un’epoca e universalmente (nello spazio e nel tempo) condivisibili. Come nucleo primario la curiosità, la fame di conoscenza: il giovane Dante viene accompagnato – grazie ai testi di Paola Cantatore e Alessandro Vicenzi, le illustrazioni Marino Neri – nel suo percorso di erudizione e crescita, dagli insegnamenti di Brunetto Latini, apripista verso la cultura classica, ai primi esiti del fermento ideativo, dagli struggimenti di un amore idealizzato, quello per Beatrice, all’amicizia con il poeta Guido Cavalcanti, che diede conformazione e pregnanza a uno stile in divenire.

Quindi Dante Alighieri, un intellettuale a trecentosessanta gradi, che si pone obiettivi e lavora per strutturare la propria identità; i primi passi, lo studio e l’ambizione, forniranno le credenziali per delineare un cittadino dinamico, autore di un poema eterno, celebrato in tutto il mondo antico e moderno, ma anche protagonista di una vicenda umana esemplare, travagliata e governata da un saldo dispositivo di valori.

Il racconto della Commedia – Guida al poema di Dante” Marco Santagata (Mondadori 2020).

A proposito di guide, studiosi e interpreti che a modo loro e con le debite proporzioni assecondano il ruolo di Virgilio nell’opera eccelsa, impossibile non ricordare Marco Santagata, uno dei maggiori italianisti e studiosi di Dante e Petrarca, autore, fra l’altro di una biografia (“Dante. Il romanzo della sua vita”) per molti irrinunciabile.

Il rischio, nell’affrontare la Divina Commedia, è di perdersi nella selva oscura e di non assaporare a pieno, nel fulgore delle cantiche del Paradiso, l’amor che move il sole e l’altre stelle. Non esistono strumentazioni obbligatorie, nell’approcciarsi alla poetica dantesca, ma non per questo una bussola, una carta topografica affidabile, limitano la corrispondenza emozionale che intercorre fra il lettore e il Sommo Poeta. Affidarsi, gustare la potenza delle immagini e dei pensieri per poi attendere – nella condivisione interpretativa – la sedimentazione del percorso astrale e al contempo intima. E sorprende la scorrevolezza della prosa di Marco Santagata, l’assenza di tecnicismi, la volontà garbata di mediare senza appesantire – ad esempio con delle note di commento – la lettura e il piacere che ne deriva. Al cospetto della Divina Commedia la ricchezza immaginifica si dispiega, regala frutti che ognuno, legittimamente, custodisce nel suo bagaglio esperienziale. Dante universale, Dante sublime e alla portata di tutti: ad Alberto Casadei, che qualche anno fa gli chiedeva un giudizio sulla presenza di Dante nell’università e nella scuola di oggi, il professor Santagata rispondeva: Difficile rispondere per l’università, dove la mancanza di coordinamento tra docenti, sedi e iniziative regna sovrana. Per quanto riguarda la scuola, a me sembra che Dante sia uno dei pochi autori che ancora lasciano un segno. L’importante è non imporlo e non insistere troppo su approcci filologici. Leggiamolo, quasi sempre l’effetto è sicuro.

Danteide” Piero Trellini (Bompiani 2021).

Danteide” è la storia speculare, a tratti decentrata, che da una prospettiva aerea registra soggetti e atti di esistenze sui confini del divino. Dante Alighieri cronista, storiografo, investigatore: intorno a lui si agita un’epoca probabile, alle porte socchiuse del Rinascimento, con protagonisti, eventi, cellule di un racconto universale. Paolo e Francesca, il conte Ugolino, Farinata, Cavalcanti, Guido da Montefeltro, Ezzelino: Piero Trellini preleva impunemente il magma dantesco, elettrizza alcuni personaggi della Commedia e mette il Poeta, idealmente, dietro la cinepresa senza tempo della finzione, per fargli riprendere, con i suoi occhi e il suo gusto, le vite degli altri.

Ma che razza di cervello poteva avere quell’erudito battagliero, sotto sotto arrivista, spirituale e carnale secondo i racconti degli amici, per riuscire a generare il capolavoro (100 canti, più di 500 personaggi) che tutto il mondo ci invidia e traduce? È questa la domanda che – azzardiamo – è alla base e all’apogeo dell’acrobatico romanzo di Piero Trellini, e la trama si avvia a partire dal ritrovamento – a Ravenna, nel maggio del 1865 – di una cassetta catalogata come Dantis Ossa, contenente un cranio e le successive contorsioni dell’élite ravennate per addivenire a una soddisfacente risoluzione dell’arcano: perché quel cranio si trova lì, qual è la sua storia e, soprattutto, quanto pesa quel meraviglioso cervello? Nessun esame autoptico potrà schematizzare l’invenzione del Poeta, come nessun musicologo individuerà le chiavi di accesso alla Nona di Gustav Mahler o alla melodia lievissima di Yesterday. Quindi a Trellini – giornalista e scrittore di talento – non resta che allestire il gran caleidoscopio della Divina Commedia omaggiata e osservata da un perturbante retropalco. Il lavoro di Trellini – scrive Loretta Meloni su metropolitanmagazine.it – è imponente e cela studi approfonditi di storia, filologia, psicologia, sociologia, teologia, politica, letteratura (e non solo). Infatti anche se tutto in “Danteide” è rigorosamente dantesco le sue tante digressioni forniscono al lettore uno sguardo unico proiettato su un epoca tra le più vivaci e coinvolgenti della nostra storia. “Danteide” diventa così per mano di Trellini un’enciclopedia di eventi e conoscenze che, a partire dal Medioevo, giunge intatta fino ai giorni nostri.

L’ Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia” Guido Ferroni (La nave di Teseo 2019).

Città maggiori e minori, destini comuni, la bellezza come elemento pressoché abituale, come il dolore, e poi la storia nella profondità dei volti, deposito di competizioni e detriti del passato. L’Italia, la sua complessità, rivelata da Dante Alighieri – attento e partecipe rabdomante -, che attraverso i secoli ha edificato ponti letterari, in una sorta di manifestazione incessante, per noi familiare. Giulio Ferroni – professore emerito della Sapienza di Roma – si assume l’onere di fare da navigatore, interprete provvisorio, a un pilota (regista di miracoli e metamorfosi, secondo la definizione di Gesualdo Bufalino) che ha ridisegnato i contorni di un paese, che ha tracciato vie inedite su pareti e matrici immateriali. Cosa rimane delle vestigia, del paesaggio ai tempi del Poeta, quali assonanze e giochi linguistici permangono e si proiettano, vividamente, sul tessuto sfibrato del presente? È un viaggio, quello compiuto da Giulio Ferroni, per dissodare ed eventualmente fertilizzare un terreno passato di mano in mano, che ha visto culture e colture fiorire, concedersi un provvisorio oblio, oppure degradare e dissolversi. <<Rispetto all’eredità lasciata da Dante, uno degli dati più affascinanti – ha sottolineato Ferroni in un’intervista a Luisa Mirone, laletteraturaenoi.it – credo possa essere quello geografico: con l’individuazione dei luoghi, con l’inseguimento dell’immagine dell’Italia, dei suoi territori e della sua sostanza antropologica, della sua apertura europea (nulla a che fare con il nazionalismo); e con la presa d’atto della concretezza della rappresentazione dantesca, della sua distanza da ogni virtualità, oltre che della sua distanza storica, che conduce a riconoscere un mondo tanto diverso da quello che oggi siamo abituati a vivere e (quando è possibile) a percorrere.>> Da nord a sud, dalla cerchia alpina alla punta estrema della Sicilia, da Firenze al Monferrato, da Montaperti a Verona, da Siena a Roma, Ravenna, Brindisi, le espressioni del Bel Paese si riflettono nell’immortale voce dantesca, coniugata alla capacità di Ferroni di individuare storie private, luoghi, aneddoti, di combinare la propria sensibilità a un vastissimo bagaglio accademico. Dalla volontà iniziale di descrivere i luoghi nominati dalla Divina Commedia come sono oggi, il percorso dell’autore si amplia per intercettare la vibrazione della quotidianità, del mistero – forse irrisolto dai tempi del Sommo Poeta -, dell’essere tenacemente singoli e al tempo stesso italiani.