Libri che parlano di storie di librai

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Che siano personaggi di fantasia o reali i librai non passano inosservati. Perfetti per le trame romantiche, coinvolgenti nelle biografie romanzate, intonatissimi nel registro comico. Dentro la prevedibile geometria di scaffali e corridoi resta una figura immaginifica, sovrano o regina in una bottega di paese come in un pittoresco quartiere parigino. Caratteri differenti: burbero, accogliente, democratico, intransigente, pacato… a ognuno il suo, e con lui il libro pazzo, perfetto, sorprendente, introvabile, canagliesco, quello che dimenticherai o quello che ti cambierà per sempre la vita.

La libraia di Marrakech di Jamila Hassoune.

La storia (vera) di Jamila Hassoune inizia negli anni 90. Nella sua casa non mancano i libri, ma è come se tutta quella ricchezza, col tempo, si stesse dissolvendo. Occorre ossigenarli, quei volumi, renderli vivi, e per fare ciò Jamila decide di trasformare la sua casa in una libreria. È un inizio, un progetto che sfocerà in una vera e propria carovana della lettura. La libraia diventa nomade, messaggera di cultura e consapevolezza, in cammino verso le zone più marginali del Marocco, dove perfino tenere in vita una scuola è complicato. Ne La libraia di Marrakech – oltre all’autobiografia di Jamila Hassoune – è inclusa una conversazione con la saggista e traduttrice Santina Mobiglia. “Una libraia in genere la si immagina seduta dietro un bancone ad aspettare i clienti. Ma non è questa la mia storia. Io sono stata impaziente. Sono sempre stata interessata più a quelli che non entravano che a quelli che venivano in libreria. E ho cominciato a cercare di raggiungerli, ad andare io da loro.”

Una vita da libraio di Shaun Bythell

Per chi è convinto che il mestiere di libraio sia ripetitivo la lettura di Una vita da libraio può risultare illuminante. Partiamo dal coraggio: non è da tutti prendere in gestione una libreria dell’usato a Wigtown, un villaggio scozzese di poche anime, considerando anche il fatto che la struttura ha bisogno di urgenti ammodernamenti. E poi il via vai di clienti bizzarri e appassionati, con le loro storie e le loro richieste impossibili, i battibecchi con l’unica commessa del negozio e le frustrazioni quotidiane causate dalla pervasività di Amazon. Ma Shaun non molla: sorretto da una provvidenziale ironia persevera nella sua missione, fronteggiando chi è convinto, cinicamente, che i libri siano soltanto un prodotto commerciale. A proposito: pare che con l’anticipo dell’edizione italiana Shaun sia riuscito finalmente a rifare il tetto della sua libreria!

Il segreto della libraia di Parigi di Lily Graham.

I libri hanno la capacità di ricongiungere i lembi della memoria, e Valerie, la protagonista del romanzo di Lily Graham, questa prerogativa la conosce bene. Lavora alla British Library, mettendo a frutto la sua più grande passione, eppure non esita un istante a licenziarsi per andare a perlustrare le zone d’ombra del suo passato. Siamo nei primi anni 60 e un annuncio di lavoro letto su Le Monde la condurrà a Parigi, dove un vecchio libraio (all’oscuro della vera identità di Valerie) è alla ricerca di un’assistente alle vendite. Parrebbe una sfida romantica, fatta di impulso, ma in realtà il titolare della “Gribouiller” (“Scarabocchio”) altri non è se non il nonno di Valerie, forse l’unico a conoscere il destino toccato ai genitori della ragazza e il motivo del suo allontanamento dalla Francia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Giorno dopo giorno, nell’affascinante e un po’ polverosa libreria vicino alla Senna, la verità e i suoi punti oscuri riaffioreranno, in un romanzo scritto da un’autrice bestseller che appassiona fino all’ultima pagina.

I racconti del libraio di Martin Latham.

La passione per i libri e i protagonisti di questa vera e propria storia d’amore: farne un inventario, una qualche cronistoria, può a buon titolo definirsi un’opera titanica. Ma Martin Latham, insegnate e libraio, non si sottrae al tentativo e raduna nel suo memoir un cospicuo numero di aneddoti e curiosità. Con brio e competenza mette nero su bianco l’incontro tra uomini straordinari (ma non solo) e i libri che ne hanno segnato in qualche modo l’esistenza. Dai luoghi sperduti della terra al lungosenna parigino, da Brooklyn a Francoforte, dalla magia delle note a margine all’abbraccio amichevole dei comfort books, Latham celebra un oggetto insostituibile, un perfetto connubio di carta, inchiostro e pensieri condivisi.

La misura della felicità di Gabrielle Zevin.

Dalla morte della moglie, A.J. Fikry si è chiuso in se stesso: fatica a sopportare i clienti della sua libreria e vede nelle tendenze editoriali del momento un segno della decadenza dei tempi. Il suo rancore appare insanabile, ma a interrompere quello che si profila come un rapido distacco dalla vita interverrà un fatto straordinario, a tutti gli effetti salvifico. Una sera, ritornando in libreria, A.J. individua una bambina intenta a esplorare il reparto dedicato all’infanzia. Attraverso un biglietto che la bambina gli porge, il libraio apprende che la giovane cliente si chiama Maya, ha due anni ed è stata abbandonata dalla madre. “Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata” scrive nel messaggio la donna, richiesta che A.J. – dopo un comprensibile momento di incertezza – accoglie con entusiasmo e un pizzico di follia. È facile prevedere come la piccola Maya mandi all’aria le consuetudini del burbero libraio: liberando la sua curiosità infantile, scoprendo i colori, l’odore, le forme dei libri, la trovatella fornirà dosi quotidiane di positività a A.J., ne riattiverà l’amor proprio e la voglia di affrontare nuove sfide. Gabrielle Zevin, con La misura della felicità, omaggia il libro in quanto oggetto e strumento di umanizzazione; il suo romanzo è coinvolgente, adatto a chi predilige le storie romantiche e a lieto fine.

Il libraio di Selinunte di Roberto Vecchioni.

Frasi che sfuggono, che vanno a comporre l’abbecedario della banalità. Raccontandoci una favola senza tempo Roberto Vecchioni mette in luce la preziosità delle parole, che non sono indenni dalla sofisticazione. Nicolino pare essere consapevole di questo pericolo e incurante dei divieti impostogli dai genitori si reca ogni notte nella bottega di un anziano libraio per celebrare il magnifico rito della lettura. Le storie avvicinano gli umani, fanno comunità, eppure gli abitanti del villaggio diffidano del libraio, ne temono la “stranezza” e giungono persino a bruciare il suo accogliente scrigno di carta e inchiostro. Un’azione vile, perpetrata da individui terrorizzati da ciò che non comprendono, e che porterà a delle conseguenze del tutto imprevedibili. Ispirato da una sua canzone, Roberto Vecchioni scrive un romanzo che è anche un atto di amore: verso l’immaginazione e le storie che, attraverso parole e significati, ne realizzano lo spartito.

Due uomini e un furgone (per non parlar dei libri). Le storie del bibliobus di Tundrum di Ian Sansom.

Consiglieri e un po’ psicologi, i librai individuano le preferenze dei lettori, sondano i loro caratteri per produrre l’alchimia perfetta, la congiunzione ideale tra pensieri e parole. Se poi il libraio (o la libraia) è anche simpatico e un po’ stralunato la simbiosi può rivelarsi celestiale e fautrice di scoperte memorabili. Israel Tundrum è un po’ tutto questo: per lui i libri sono il centro di una costellazione di incontri e avventure, e difatti, annualmente, si sposta fino a Londra per partecipare al Mobile Meet, il raduno di tutte le biblioteche ambulanti del Paese. Insieme all’amico Ted e al suo cane impostano il navigatore delle peripezie: una volta raggiunta la Capitale si dovranno destreggiare in un labirinto di imprevisti e occasioni mancate, che li indirizzerà in aperta campagna alla ricerca del loro bibliobus scomparso. Tributo a Tre uomini in barca (per non parlar del cane) di Jerome K. Jerome Due uomini e un furgone rivendica il diritto di gozzovigliare nei territori della lettura; le sue pagine sono energia pura, un condensato di ironia british e complicità libresca.

Rue de l’Odéon. La libreria che ha fatto il Novecento di Adrienne Monnier.

A 23 anni Adrienne Monnier lascia un lavoro sicuro per approdare sulla rive gauche parigina. Ha già maturato una certa esperienza nel mondo editoriale, e sente che è il momento giusto per aprire una libreria, anche se siamo nel 1915 e la Prima Guerra Mondiale è in pieno svolgimento. Utilizza un indennizzo ricevuto dal padre e approfitta del calo dei prezzi degli immobili legato al particolare momento storico: nasce così “La Maison des Amis des Livres”, uno dei crocevia delle avanguardie letterarie dell’epoca, cuore pulsante di una città che nonostante l’orrore del conflitto non ha smesso di amare i libri e di generare cultura. Ma c’è una carta fondamentale da giocare nel complesso equilibrio fra entusiasmo e dinamiche commerciali: Adrienne non solo cataloga e vende letteratura, ma produce lei stessa letteratura; il suo intuito le suggerisce di approfondire un certo filone tematico, una tendenza o un autore in particolare, e la sua capacità di accogliere e soddisfare i clienti la mettono al centro di un vero e proprio paradiso letterario. E nel corso degli anni, fino al 1951, “La Maison des Amis des Livres” radunerà in rue de l’Odéon un numero impressionate di scrittori e intellettuali, da Benjamin a Hemingway, da Joyce a Beckett, da Rilke a Prévert, da Gide a Valéry. Rue de l’Odéon. La libreria che ha fatto il Novecento racconta la sfida di una donna intraprendente, capace di trasformare una passione in un’opera d’arte. Un vita esemplare, quella di Adrienne Monnier: non solo scaffali, luci soffuse e volumi ben ordinati, ma autentica ricerca di bellezza.