Quali sono le prime riviste americane di fantascienza
Dalla fine dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, in America alcune riviste iniziarono a proporre al pubblico narrazioni di fantascienza – insieme al pulp e a altri generi di largo consumo – con sistematicità e ottenendo un significativo successo di pubblico. Come vedremo, la fantascienza non era nata certo in quel periodo, ma si può dire che fu allora che si impose come genere di massa, e in questo le riviste svolsero un ruolo fondamentale.
Il genere fantascienza
Appartengono al genere fantascienza quelle opere in cui è presente l’elemento scientifico declinato in modo fantasioso, non reale, non analizzabile con gli strumenti delle scienze esatte seppur sussista un legame con esse. In queste opere i personaggi, oltre a esseri umani, sono alieni, robot, mutanti, cyborg e altri mostri simili.
La prima opera di fantascienza unanimemente riconosciuta è Frankenstein o il moderno Prometeo (1818; modificato per la seconda edizione nel 1831) della scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851): qui il protagonista, lo scienziato Victor Frankenstein, volendo generare un essere vivo dalla materia inanimata, crea il famoso mostro. Il mostro di Frankenstein, in seguito all’imperituro successo del libro, da creatura letteraria si è tramutata in un mostro del nostro immaginario.
Ebbe minore successo un’opera altrettanto importante di Shelley, L’ultimo uomo (1826), il cui merito è di avere anticipato uno dei tanti filoni della fantascienza, la distopia. In breve, per distopia si intende la rappresentazione di una comunità o società ipotetica, per lo più realizzata nel futuro, i cui elementi politici, sociali e tecnologici, portati all’estremo, la rendono indesiderabile o spaventosa (il contrario dell’utopia). Ne L’ultimo uomo, Shelley racconta l’umanità del XXI secolo dilaniata dalla peste e la fuga di alcuni superstiti.
Qualcuno ha voluto intravedere i prodromi della fantascienza in un’opera anteriore, I viaggi di Gulliver (1726, rivisto nel 1735) dello scrittore irlandese Jonathan Swift (1667-1745).
Dopo Shelley, invece, il genere si è consolidato e ha raggiunto il successo grazie a scrittori quali il francese Jules Verne (1828-1905) – autore di classici come Viaggio al centro della Terra (1864) e Ventimila leghe sotto i mari (1870) definiti “romanzi scientifici” e considerati precursori della fantascienza intesa in senso moderno – e l’inglese H.G. Wells (1866-1946), l’iniziatore della fantascienza moderna con opere come La macchina del tempo (1895) e La guerra dei mondi (1897) molto presente nelle riviste tratteremo a breve.
L’origine delle parole “science fiction” e “fantascienza”
Le parole “science fiction” e “fantascienza” sono di genesi recente e si sono imposte al grande pubblico nello stesso periodo in cui il genere ha raggiunto un pubblico più ampio.
Fu l’americano Hugo Gernsback (1884-1967) a coniare l’espressione “science fiction”. Gernsback partì dall’espressione “scientific fiction”, passò alla forma contratta “scientifiction” per giungere, nel 1926, all’espressione usata ancora oggi, “science fiction”, che si suole abbreviare in Sci-Fi.
Gernsback così definiva la “scientifiction” nel 1926:
“il tipo di storia alla Jules Verne, alla H.G. Wells, alla Edgar Allan Poe – un affascinante romance mescolato ai fatti scientifici e a una visione profetica”.
(cito da Robert Scholes – Eric S. Rabkin, Fantascienza. Storia – scienza – visione, 1977, traduzione dall’inglese di Giovanna Orzalesi Liborio, Pratiche Editrice, 1979, pp. 56-7).
Per la parola italiana “fantascienza”, che è il calco dell’espressione di Gernsback, bisognerà aspettare il 1952. Fu il traduttore ed editore Giorgio Monicelli (1910-1968) a coniarla in seguito alla fondazione della collana editoriale Urania grazie alla quale il genere ha trovato ampia diffusione anche in Italia.
Hugo Gernsback: l’editore della prima rivista di fantascienza americana
Hugo Gernsback è un personaggio che riveste un ruolo centrale nella nascita e nella diffusione delle prime riviste americane di fantascienza.
Nato in Lussemburgo, Gernsback emigrò negli Stati Uniti nel 1905 e fu naturalizzato statunitense.
Fondò un’emittente radiofonica, la WRNY, e prese parte alla prima trasmissione televisiva, a conferma del suo ruolo pionieristico in svariati ambiti della tecnologia.
Ebbe un ruolo fondamentale nell’attività radioamatoriale. Nel 1908 fondò la prima rivista al mondo di elettronica, «Modern Electrics», e in seguito la “Wireless Association of America”, che raccolse migliaia di membri.
Nel 1926 Gernsback fondò la prima rivista di fantascienza, «Amazing Stories», in cui venivano pubblicati racconti fantascientifici. A lui si deve la nascita dei fandom, cioè le comunità di appassionati: nella rivista apparivano lettere e indirizzi dei lettori di fantascienza.
Nel 1929 la rivista fece bancarotta e Gernsback ne fondò altre due dello stesso genere, «Science Wonder Stories» e «Air Wonder Stories», poi fuse in «Wonder Stories» che diresse fino al 1936.
Fu autore di racconti di fantascienza di scarso valore letterario ma che ebbero comunque una importante influenza sugli scrittori del genere.
Gernsback fu anche inventore: si contano 80 brevetti a suo nome.
«Amazing Stories»: la prima rivista di fantascienza
«Amazing Stories», fondata nel 1926 da Hugo Gernsback e pubblicata fino al 2005, è stata la prima rivista americana di fantascienza. La sua importanza è tale che la data di pubblicazione del suo primo numero, il 10 marzo 1926, viene considerata la data di nascita del genere fantascienza in senso moderno. Nonostante il genere fosse praticato da tempo, alla rivista viene riconosciuto il merito di aver definito e posto i limiti del genere come sarebbe stato successivamente praticato. Andata in bancarotta nel 1929, la rivista fu acquistata nel 1938 dalla casa editrice Ziff-Davis. Il curatore editoriale divenne Raymond A. Palmer (1910-1977) che la risollevò.
Con Gernsback la tiratura aveva raggiunto il considerevole numero di 100.000 copie, dopodiché la rivista, nel corso degli anni, si sarebbe attestata su poche decine di migliaia di copie.
Gli anni Sessanta sono da ricordare per lo scontro tra Sol Cohen, uno dei due gestori della casa editrice che aveva acquistato la rivista, la Ultimate Publishing Company, e la Science Fiction Writers of America (SFWA), organizzazione di scrittori di fantascienza professionisti nata nel 1965. Motivo dello scontro furono alcune ristampe per le quali Cohen non pagò gli autori. La SFWA arrivò a boicottare le pubblicazioni della casa editrice di Cohen, per cui alla fine l’editore cedette e stabilì un tariffario fisso. Sin dall’era Gernsback la rivista era nota agli autori per la lentezza e l’esiguità dei pagamenti.
Dagli anni Settanta la rivista ha registrato una lenta ma costante diminuzione delle vendite.
L’ultimo numero, uscito nel marzo 2005, fu distribuito in formato pdf dalla Paizo Publishing, casa editrice che ne aveva acquistato i diritti solo nel 2004.
Come detto, a Gernsback si deve la nascita dei fandom per le pubblicazioni di lettere di fan pubblicate proprio in questa rivista, nella rubrica “Discussions”.
Su «Amazing Stories» furono pubblicati racconti e testi narrativi più lunghi e a puntate di autori non solo contemporanei. Vanno ricordati: Jules Verne, H.G. Wells, Edgar Allan Poe (1809-1849), Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), Edward Elmer Smith (1890-1965), Jack Williamson (1908-2006), John Wyndham (1903-1969), Isaac Asimov (1920-1992), John Francis Russell Fearn (1908-1960), Fritz Reuter Leiber Jr. (1910-1992), Fredric William Brown (1906-1972), Clifford Donald Simak (1904-1988), Mack Reynolds (1917-1983), Ray Bradbury (1920-2012), Robert Anson Heinlein (1907-1988), Richard Burton Matheson (1926-2013), Theodore Sturgeon (1918-1985), Arthur Charles Clarke (1917-2008), Harlan Jay Ellison (1934-2018), Robert Silverberg (1935), Randall Garrett (1927-1987), Gordon Rupert Dickson (1923-2001), Robert Albert Bloch (1917-1994), Edgard Rice Burroughs (1875-1950), Ursula Kroeber Le Guin (1929-2018), John E. Stith (1947), Orson Scott Card (1951), George R.R. Martin (1948), Roger Joseph Zelazny (1937-1995), Michael Bruce Sterling (1954), Gene Wolfe (1931).
«Astounding Science-Fiction»
La rivista «Astounding Stories of Super-Science» fu fondata nel 1930. Dopo aver cambiato più volte nome (dal 1938 al 1960: «Astounding Science-Fiction») è oggi ancora attiva come «Analog Science Fiction and Fact» risultando, così, la rivista di fantascienza più longeva in assoluto. Il primo direttore fu, fino al 1933, lo scrittore Harry Bates (1900-1981).
Inizialmente la rivista era uno dei tanti “pulp magazine” in circolazione: accentuava, cioè, il lato violento, raccapricciante e osceno delle storie. In seguito si è volta alla fantascienza, e ha vissuto il suo periodo migliore sotto la direzione dello scrittore sci-fi John Wood Campbell Jr (1910-1971), negli anni 1937-1971.
Nel 1983 ha raggiunto un numero di tirature pari a 115.000 copie, per calare, durante gli anni Zero, a 28.000 copie.
Gli scrittori più noti che vi hanno pubblicato sono stati Asimov, Heinlein e Alfred Elton van Vogt (1912-2000).
Le altre riviste
Risale addirittura al 1882 la fondazione della rivista «Argosy» da parte di Frank Munsey. Pubblicata fino al 1978, questa rivista ha ospitato vari generi letterari (motivo per cui qui non la consideriamo rivista di sola fantascienza): avventura, western, giallo, fantascienza e softcore.
«Wonder Stories» fu fondata da Gernsback nel 1929 e fu pubblicata, con nomi diversi, fino al 1955. Raggiunse un picco di 100.000 copie stampate.
«Famous Fantastic Mysteries» fu fondata nel 1939 e fu pubblicata fino al 1953. I generi pubblicati furono pulp, fantascienza e fantasy.
Negli stessi anni furono fondate altre riviste meno note e di minor successo, sempre ai confini tra il pulp e altri generi.
Un buon archivio consultabile per avere un panorama generale delle riviste pulp e fantascientifiche del primo Novecento è il sito web The Pulp Magazines Project (hyperlink: https://www.pulpmags.org/).