Le lingue morte: perché studiare greco e latino

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Le lingue morte: perché studiare greco e latino

Non di rado capita di veder insorgere qualcuno contro le cosiddette lingue morte – il greco e il latino, e cioè le lingue classiche –, capita di sentir dire della loro inutilità, capita di veder valutata l’ipotesi della loro eliminazione dai programmi scolastici. La cosa negativa è che questo qualcuno non fa parte solo dell’insoddisfatta classe studentesca. La cosa positiva è che i più corrono a difendere le lingue classiche e che una loro ipotetica eliminazione dai programmi scolastici non è poi presa effettivamente sul serio.

Ci proponiamo qui di soffermarci proprio sulle odiate ma, ancora di più, amate lingue morte, sul perché sia sempre utile studiarle.

Greco e latino: perché sono lingue morte

Innanzitutto vi è una precisazione da fare: la formula “lingua morta”, per il greco e il latino, possiamo considerarla impropria, al più accettabile per convenzione. Con lingua morta o estinta si intende una lingua che non ha più una comunità di parlanti, che è stata sostituita. Ora se ciò è del tutto da escludere per il greco, per il latino pure c’è da discuterne in quanto esso, oltre a essere la lingua che si è trasformata e ramificata nelle lingue romanze, di fatto è ancora in uso nei campi ecclesiastico, legale e scientifico. Tuttavia, resta il dibattito tra il considerare o meno le lingue classiche come lingue morte, anche perché ciò che studiamo è strettamente legato a un tempo, a un mondo, quello antico, che non ci appartiene più. Ma ci pare più corretto definire lingue morte quelle lingue che non hanno alcun legame vivo: ad esempio, i geroglifici egiziani, il miceneo o l’etrusco.

Il caso del greco: che differenza c’è tra il greco antico e il moderno

Il greco che viene studiato nelle scuole e nelle università italiane è il greco antico, e cioè il greco di quella civiltà, di quella letteratura, di quei grandi classici della poesia, del teatro, della filosofia, che costituiscono un patrimonio culturale enorme. Già il peso specifico culturale di quanto è stato scritto in greco antico giustifica, anzi sospinge allo studio della lingua – si ricordi con quanta tenacia e fatica Vittorio Alfieri (1749-1803), nella seconda parte della sua vita, si è gettato nello studio da autodidatta del greco e nelle traduzioni dal greco.

Oggi, in Grecia, sono in uso il greco popolare (dhimotikì) e il greco dotto (katharévousa). Il greco dotto deriva dal greco antico, cui è molto simile, ma oggi, pur restando lingua ufficiale, è poco usato. Dal greco dotto si è sviluppato il greco popolare che ne è una varietà semplificata: lingua scritta privata dell’uso degli accenti gravi, circonflessi e gli spiriti (segni di aspirazione); mutamento nella pronuncia di alcune lettere; sparizione del caso dativo; declinazioni nettamente distinte in tre corrispondenti però ognuna a un genere (maschile, femminile e neutro). Per ovvi motivi, il numero di parole del greco moderno è cresciuto tanto, includendo anche parole di altre lingue (in particolare l’italiano e il turco).

Il caso del latino: la diffusione e la trasformazione nelle lingue romanze

Come tutti sappiamo, il latino era la lingua degli antichi romani (era parlata nel Lazio dal I millennio a.C.); è facile dedurne la sua ampia diffusione in Occidente: i romani hanno formato un impero vasto e duraturo, la lingua dei dominatori si è imposta sulla lingua dei dominati. Una data decisiva è il 476 d.C.: cade l’Impero romano d’Occidente, un evento epocale. Dopo la fine dell’impero romano, il latino è rimasto la lingua della cultura, in Occidente, per almeno un millennio; eppure questo latino è sempre più influenzato dalla lingua parlata. Va precisato che con l’espansione dell’Impero romano si generò una distanza tra il latino classico e il latino volgare, cioè una varietà del latino influenzata dalle altre varietà linguistiche. Le lingue romanze, infatti, derivano direttamente non dal latino classico, ma da quello volgareSono lingue romanze quelle lingue che si sono sviluppate dal latino volgare e le principali sono le seguenti: spagnolo, portoghese, francese, italiano, romeno. A queste vanno aggiunte tante altre varietà la cui ufficialità (o il cui uso) è solo locale (dall’occitano ai dialetti che, in quanto lingue, derivano anch’essi direttamente dal latino volgare). Le lingue romanze, rispetto al latino, salvo eccezioni hanno perso i casi, hanno perso il genere neutro, hanno acquisito l’uso degli articoli e di nuovi tempi e modi verbali.

Perché è importante studiare ancora oggi il greco e il latino

Lo studio del greco e del latino resta oggi fondamentale innanzitutto perché ci mette in contatto diretto con il mondo classico e con quella cultura che è la base di tutto quanto è accaduto dopo: è come andare alle origini, straordinarie, della nostra cultura. È anche un modo per prendere contatto con le nostre radici.

C’è poi una ragione formativa, e cioè che queste lingue stimolano le capacità logiche, rafforzano l’attitudine al ragionamento dello studente. Aggiungiamo che queste lingue restano illuminanti per comprendere come parliamo oggi, le parole che usiamo. Ad esempio è quasi una costante, quando andiamo a consultare l’etimologia delle parole, imbatterci nelle loro origini greche o latine.