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Anna Karenina di Tolstoj: una nuova traduzione

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Ha fatto discutere l’ultima traduzione dell’amato classico di Lev Tolstoj, Anna Karenina, ad opera di Claudia Zonghetti, edita nel 2016 dalla Einaudi. La casa editrice torinese ha progettato la riedizione, all’interno della collana Supercoralli, di alcuni classici in una nuova traduzione, operazione ambiziosa ma necessaria tenendo conto che molte traduzioni sono datate, distanti dalla sensibilità linguistica attuale. Le prime uscite sono state Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij (traduzione di Manuela Guercetti) e Il rosso e il nero di Stendhal (traduzione di Margherita Botto).

Anna Karenina: il romanzo

Anna Karenina fu pubblicato a puntate dal 1875 al 1877. Strutturata in otto parti e lunga intorno alle mille pagine, l’opera è stata sottoposta da Tolstoj a ben dodici redazioni. È la famosa storia d’amore adulterina tra Anna Karenina, moglie dell’avvocato Karenin, e l’ufficiale Vronskij. Anna rimane incinta e fugge con l’amante in Italia. L’amore, secondo modalità care al romanzo ottocentesco di matrice romantica, ha esito tragico: il suicidio di lei sotto un treno.

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Le traduzioni italiane

La prima traduzione italiana è di Eugenio Venceslao Foulques, per un’edizione napoletana del 1901. Tante le traduzioni dell’opera, tra le quali, per importanza, vanno ricordate quella di Leone Ginzburg – studioso e docente di letteratura russa e moglie della scrittrice Natalia – che uscì per la casa editrice Slavia nel 1929 e fu poi riproposta da Rizzoli e Einaudi; e quella di Pietro Antonio Zveteremich – critico e traduttore di letteratura russa noto anche per il ruolo fondamentale tenuto per la prima rischiosa pubblicazione de Il dottor Živago – che uscì prima per Garzanti (1965) e poi per Palazzi (1967).

L’ultima traduzione

La traduzione di Claudia Zonghetti del 2016 è l’ultima, in Italia, del classico di Tolstoj. Come fa notare lo scrittore e critico Ernesto Ferrero, le traduzioni invecchiano, e così quella di Zonghetti è una risposta al problema. La traduttrice, che in passato si è cimentata con le opere, tra le altre, di Dostoevskij, Bulgakov e Vasilij Grossman, ha perseguito l’obiettivo di modernizzare, nel passaggio all’italiano, la lingua di Tolstoj, cercando di restare fedele al ritmo. Per questo scopo ha semplificato la sintassi elaborata dello scrittore russo, ha evitato ripetizioni presenti nell’originale (esempio eclatante il famoso incipit cambiato, oggetto di critica da parte dello scrittore e traduttore Paolo Nori), ha fatto opera di riscrittura per conferire maggiore vivacità e freschezza alla lingua.

Chiaro che un approccio così invasivo e volutamente infedele non poteva lasciare indifferenti. Tra i critici più decisi Paolo Nori, autore di importanti traduzioni dalla letteratura russa, che si chiede il motivo di un’opera di correzione su un romanzo tante volte rivisto dal proprio autore e consiglia la lettura della vecchia traduzione di Zveteremich. In una appassionata intervista rilasciata a Satisfiction, Zonghetti sostiene di aver guardato poco le traduzioni esistenti per evitare di esserne influenzata e di essersi concentrata quasi esclusivamente sull’originale, ascoltandolo anche in audiolibro.

 

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www.cultura.biografieonline.it