Cibo, parole e traduzione del Made in Italy - BW Traduzioni

Cibo, parole e traduzione del Made in Italy

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Cibo, parole e traduzione del Made in Italy, nella cucina e nell’alimentazione le parole più diffuse nel mondo sono quelle italiane.

Se ne è parlato quest’anno ad EXPO nella tre giorni di iniziative dedicate alla cultura italiana “Piazza delle lingue 2015. L’italiano del cibo“. Ne è emerso, come era forse facile prevedere, che la parola “pizza” è la seconda parola italiana più diffusa al mondo dopo “ciao” e prima di “tiramisù“.

Più interessante scoprire invece che, nonostante le parole legate al cibo siano notevolmente aumentate negli ultimi anni, quelle comunemente utilizzate siano sempre le stesse. E’ nei paesi più ricchi o comunque che godono di maggiore benessere e nei quali il cibo non è percepito come mezzo di sostentamento ma soprattutto di gusto e di cultura, che la diffusione delle parole nuove legate al cibo importato ed apprezzato è maggiore.

Qual è il destino delle parole una volta sbarcate all’estero? Alcune vengono tradotte: patata o pomodoro per esempio, che hanno un loro corrispettivo in un’altra lingua; altre, come pasta invece, rimangono identiche anche nei menù stranieri; altre ancora sembra prendano una via propria che si diversifica dall’originale, cappuccino, per esempio, che in una nuova versione “fredda” diventa “frappuccino“, un incrocio tra cappuccino e frappé, o linguine che in alcuni menù statunitensi diventa “linguini“.

Va da sé che la passione per il “made in Italy” porti con sé un effetto collaterale per noi rischioso: quello dell'”italian sounding” ovvero della diffusione di prodotti che per moda vengono spacciati per italiani solo perché “suonano” italiani ma che di fatto italiani non sono. Forse oltre ai prodotti italiani per arginare il pericolo della contraffazione basterebbe esportare e promuovere la cultura italiana innanzitutto a casa nostra prima ancora di esportarla.

fonte: http://www.accademiadellacrusca.it/it/eventi/piazza-lingue-2015-litaliano-cibo

Contributo di Giovanna Capone